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Le sei poesie pubblicate puoi trovarle sulla pagina di Intermittenze
Di seguito, le parole di Stefania Portaccio su di me.
Di seguito, le parole di Stefania Portaccio su di me.
Raffaele Sabatino, Intermittenze
Segnalato sezione A
„Qualunque esperienza è incompleta, a meno che uno dei suoi momenti non sia […] un atto creativo di introspezione, nel quale agli eventi e alle parti dell’esperienza viene attribuito un significato”. Mi servo di questa citazione, scelta da Paolo Jedlowsky per il suo saggio Il racconto come dimora, Heimat e le memorie d’Europa, perché introduce assai bene al nucleo del percorso e del piacere del percorso poetici di Sabatino. Tutti i suoi testi recano questa volontà di appropriazione a posteriori e pare che dicano: poiché vivendo non sappiamo tutto di ciò che viviamo, è scrivendo che conosciamo.
Un poeta dell’esperienza. Alcune poesie sono stringati racconti di eventi passati (“Se frenava di colpo”, “Thriller”, Sul mare”), altri raccontano fatti recenti (“Manor”), ma in entrambi i casi è l’oggi, rivisitato e soggettivo, che preme al dirsi. Non nostalgia quindi, ma il trascegliere e mettere a fuoco, attraverso l’esperienza del fare poetico, avvenimenti che dicono di come funziona la vita. La vita, che per Raffaele Sabatino sono esperienze come la malattia della madre e poi il lutto, le sorprese della crescita del figlio, eventi centrali in quanto sorgenti di comprensione di sé.
Sabatino è elegantemente spudorato e intimo, perché sa che solo scoprendo le carte si va dall’io al noi e diventa interessante la comunicazione di ciò che gli sta a cuore: quel come siamo fatti che gli preme indagare. Un dirsi chiaro e fondo, ma non estremo, non provocazione ma comunicazione coinvolgente. Emozionante il calore conoscitivo che avvolge la figura di donna al centro di “Sul mare”. Divertita e divertente la denuncia di quanto l’endecasillabo sia connaturato all’italiano (in “Sempre di più sta tramontando il sole”): l’endecasillabo è qui un piacere da prendersi, uno strumento che Sabatino usa con disinvolta sprezzatura, mai suonandolo troppo ma sapendolo sempre. Mancano dichiarazioni esplicite di poetica, ma ne trovo un accenno in “Anch’io vado all’indietro”, non solo nella ricerca a posteriori del personale “mosaico”, ma nell’effetto vitale, ringiovanente, che ne deriva. Come dicevo, percorso e piacere. Un altro accenno lo trovo in “Manor”, dove si dice, senza enfasi, lateralmente, che la scrittura serve a escludere il nulla. Quel nulla che è la vita non riflessa e ripensata. La vita che non si fa esperienza.
Stefania Portaccio, Ottobre 2015
Segnalato sezione A
„Qualunque esperienza è incompleta, a meno che uno dei suoi momenti non sia […] un atto creativo di introspezione, nel quale agli eventi e alle parti dell’esperienza viene attribuito un significato”. Mi servo di questa citazione, scelta da Paolo Jedlowsky per il suo saggio Il racconto come dimora, Heimat e le memorie d’Europa, perché introduce assai bene al nucleo del percorso e del piacere del percorso poetici di Sabatino. Tutti i suoi testi recano questa volontà di appropriazione a posteriori e pare che dicano: poiché vivendo non sappiamo tutto di ciò che viviamo, è scrivendo che conosciamo.
Un poeta dell’esperienza. Alcune poesie sono stringati racconti di eventi passati (“Se frenava di colpo”, “Thriller”, Sul mare”), altri raccontano fatti recenti (“Manor”), ma in entrambi i casi è l’oggi, rivisitato e soggettivo, che preme al dirsi. Non nostalgia quindi, ma il trascegliere e mettere a fuoco, attraverso l’esperienza del fare poetico, avvenimenti che dicono di come funziona la vita. La vita, che per Raffaele Sabatino sono esperienze come la malattia della madre e poi il lutto, le sorprese della crescita del figlio, eventi centrali in quanto sorgenti di comprensione di sé.
Sabatino è elegantemente spudorato e intimo, perché sa che solo scoprendo le carte si va dall’io al noi e diventa interessante la comunicazione di ciò che gli sta a cuore: quel come siamo fatti che gli preme indagare. Un dirsi chiaro e fondo, ma non estremo, non provocazione ma comunicazione coinvolgente. Emozionante il calore conoscitivo che avvolge la figura di donna al centro di “Sul mare”. Divertita e divertente la denuncia di quanto l’endecasillabo sia connaturato all’italiano (in “Sempre di più sta tramontando il sole”): l’endecasillabo è qui un piacere da prendersi, uno strumento che Sabatino usa con disinvolta sprezzatura, mai suonandolo troppo ma sapendolo sempre. Mancano dichiarazioni esplicite di poetica, ma ne trovo un accenno in “Anch’io vado all’indietro”, non solo nella ricerca a posteriori del personale “mosaico”, ma nell’effetto vitale, ringiovanente, che ne deriva. Come dicevo, percorso e piacere. Un altro accenno lo trovo in “Manor”, dove si dice, senza enfasi, lateralmente, che la scrittura serve a escludere il nulla. Quel nulla che è la vita non riflessa e ripensata. La vita che non si fa esperienza.
Stefania Portaccio, Ottobre 2015