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"Poetry slam" - qualche riflessione basata su un'esperienza


Nella primavera del 2016 è uscito un concorso, proposto da un'associazione milanese la quale intendeva selezionare partecipanti ad una sessione di cosiddetta "poesia performativa", in originale "poetry slam", che doveva designarsi essenzialmente come poesia a carattere "sociale". La selezione sarebbe avvenuta sulla base di dieci poesie e - aspetto per me molto interessante - di un video (da caricare su piattaforma Youtube) di poesia.
Per quest'ultima parte, ho segnalato il mio video Senza poesia non c'è città, visionabile nella sezione Videopoesia, mentre le dieci poesie ho pensato di estrarle dalla raccolta Scie.

Essendo il mio lavoro stato selezionato come uno dei diciotto "finalisti" su un totale di una cinquantina di partecipanti, ho avuto modo di partecipare alla gara, che si è tenuta il giorno 8 Ottobre a Milano, presso la Casa Museo Alda Merini, https://spazioaldamerini.org/, che al primo piano ospita praticamente l'intera stanza della poetessa (compresi letto, pianoforte, oggetti vari e i suoi famosi appunti presi col rossetto, il tutto traslato dall'abitazione effettiva, non molto distante).

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La gara si è, effettivamente, svolta sul modello del poetry slam (ma non a improvvisazione). Ogni performer  ha avuto a disposizione tre minuti per, essenzialmente, recitare quello che voleva, purché si trattasse di poesia scritta di proprio pugno. Per ogni dieci secondi di tempo in eccesso al limite stabilito, veniva applicata una penalità di mezzo punto. Su queste premesse, in genere ciascun partecipante leggeva due poesie (qualcuno tre), per ogni giro.

Una giuria di cinque persone (regola del poetry slam vorrebbe che, per ovvie ragioni di equità di giudizio, i "giurati" non abbiano alcun legame con i concorrenti e siano scelti tra il pubblico e sul momento) scriveva, alla fine di ogni lettura, il proprio voto su una lavagnetta. Il voto poteva essere compreso tra uno e dieci, decimali inclusi.

Il moderatore (nel poetry slam è previsto un moderatore), eliminate le valutazioni estreme (la più alta e la più bassa), sommava i tre voti rimanenti e li attribuiva al concorrente esibitosi, trascrivendoli su un tabellone.
Tre le tornate previste, ognuna con due esibizioni per concorrente (vincolo: ogni volta che un concorrente andava sul palco, non poteva ripetere poesie che aveva proposte al giro precedente). La prima tornata coinvolgeva tutti e diciotto i finalisti, la seconda i migliori nove; la terza ed ultima metteva a confronto i migliori tre.

In una tornata, il concorrente si esibiva due volte, come detto, e quindi il proprio punteggio finale è stato la somma delle due valutazioni.

A parte considerazioni generali su questo tipo di manifestazione, che riassumo più avanti, ho trovato molto interessante potere leggere ed interpretare mie cose e trovare un riscontro molto buono, avendo le mie prime 3 + 2 passato la prima fase (nonostante una penalità di un punto per sforamento dei tempi, complice un applauso) ed essendo le mie seconde 2 + 2 giunte al settimo posto della seconda tornata.

Qui gli audio (e una clip) delle quattro letture (da I pesci, quasi e da Scie):


Prima tornata, primo round

Meridione; È inutile che ti telefoni; I pesci, quasi


Prima tornata, secondo round

Il bar; La morte mi sembrava


Seconda tornata, primo round

Autogrill; Un ragazzo italiano si laurea


Seconda tornata, secondo round

Da zero a; Margherite


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Pur essendomi divertito, non credo che parteciperò di nuovo a manifestazioni simili. Essenzialmente perché mi piace, e molto, leggere le mie cose, anche interpretandole, ma non ho le capacità istrioniche, diciamo cosí, necessarie per vincere. E poi mi piace troppo il testo scritto. La poesia, per me, è quello. Il mio ideale di rappresentazione della poesia è la lettura con proiezione contemporanea del testo.

Lo slam è poesia? Secondo me, si e no. Qualche spunto, in base alla mia esperienza:


  • Non c'è, evidentemente, spazio per il testo scritto. È, comunque, fondamentalmente vero che in queste manifestazioni vanno ugualmente poco bene sia l'ottimo poeta ma scarso recitatore che l'estroverso simpatico ma incapace di scrivere buoni versi

  • Personalmente, in un contesto che vuole, comunque, essere di poesia, non mi piace sentire parolacce, quindi se "that's slam, baby", questa parte non fa per me

  • Abbastanza, in ogni caso, lontano dall'originale anglosassone, che per cultura, origine e carattere è molto più contaminato, sanguigno e improvvisato (mostrando in questo senso molti punti in comune con il rap), il poetry slam all'italiana corre il rischio di risentire dei tradizionali difetti della poesia "da concorso"

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Raffaele Sabatino © 2015 
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