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Il bello emerge, come un'erbaccia inattesa. Si fa vedere, prepotente, dove e quando meno ce lo aspettiamo. Scaturisce da persone apparentemente insignificanti, o fuori dagli schemi. Da situazioni non previste, non "perbene", non ben viste. Da idee e situazioni non codificate. Malerbe, che crescono testarde dovunque trovino condizioni minime per la vita. MALERBE è questa idea, e anche un libro di poesie.
Reperibilità: MALERBE può essere acquistato su:
www.ibs.it a:
www.ibs.it/malerbe-libro-raffaele-sabatino/e/9788897199311
www.tapirulan.it/pubblicazioni.php
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www.tapirulan.it/pubblicazioni.php
MALERBE, Edizioni Tapirulan, 2013, ISBN 978-88-97199-31-1, è il mio primo libro. Si tratta di una raccolta di cinquanta poesie, organizzate in cinque capitoli, ognuno una “malerba”, che ha vinto il concorso dell'editore Tapirulan per sillogi inedite del 2012-13.
L’idea di fondo della raccolta è la bellezza che scaturisce dalle cose “inutili”, normalmente considerate secondarie, se non dannose. Dalla prefazione di Stefano Mazzacurati: “…famiglie che abbiamo conosciuto, incrociato, forse perduto, e che incontriamo ancora, guardando sempre più spesso le date e le foto al cimitero. Resta, come un calco di Pompei, l’immagine della madre che: … mi portava in corriera alla Athlon, piscina cittadina, sperando di guarirmi la schiena. |
Il testo di Raffaele Sabatino raccoglie in questa umile e intensa poesia l’enciclopedia del mondo, uno spaccato storico che si fa filamento, e giunge fino a noi, tra malerbe e gas di scarico, virus informatici e inquietudini blog. Va letto con attenzione e devozione, come per un sacro testo laico. Va letto spesso. Oppure ogni tanto. Ci può richiamare, senza pretese, al senso umano della compassione.”
Dalla prefazione a “Kona”, di Paolo Briganti:
“….Il vincitore di quest’anno è dunque Raffaele Sabatino, da Zurigo. Nelle sue tre composizioni presentate (850, Correzioni, Pertinenze) – in versi d’etimo metrico, ma con opportuni margini di libertà – abbiamo unanimemente apprezzato la capacità di recuperare precise immagini, ritagliate da una memoria privata netta, entro passati più o meno lontani, in cui le azioni dei protagonisti hanno il sapore della viva esperienza e “significano”, senza cedimenti nostalgici, un mondo, quel mondo, a ciglio asciutto.”
Dalla prefazione a “Kona”, di Paolo Briganti:
“….Il vincitore di quest’anno è dunque Raffaele Sabatino, da Zurigo. Nelle sue tre composizioni presentate (850, Correzioni, Pertinenze) – in versi d’etimo metrico, ma con opportuni margini di libertà – abbiamo unanimemente apprezzato la capacità di recuperare precise immagini, ritagliate da una memoria privata netta, entro passati più o meno lontani, in cui le azioni dei protagonisti hanno il sapore della viva esperienza e “significano”, senza cedimenti nostalgici, un mondo, quel mondo, a ciglio asciutto.”
Qui una selezione, una per malerba.
Dalle stellarie (in un anno una pianta può produrre oltre diecimila semi che, si dice, rimangono quiescenti, nella terra, fino a ottanta anni), con foto di Renato Massariol pubblicata "a commento" nel volume Kona:

Pertinenze
“Carissimo padre, di recente mi hai domandato perché
mai sostengo di avere paura di te. Come al solito,
non ho saputo risponderti niente.”, Franz Kafka
A passetti di sandali mio padre
separa il suo dal resto, satrapo
circoscrivente il suo attuale impero
precisa con zelo di agrimensore
i confini delle sue pertinenze,
rimuovendo come fossero pugni
di terra grumi di nevrosi e ansie,
spostandoli nel centro del suo regno,
la casa, in forme di agglomerazioni,
gravi cataste, assi, rinfuse
teorie di necessarie cose, ottuse
damigiane, involte recinzioni
cigolanti, guasti televisori
assiepati lungo incompiuti muri
intasanti volumetrie di stipi,
viranti pareti già decrepite.
Collezionista di solitudini
in corti calzoni di gabardine,
sorveglia per obliqui sguardi duri
i propri inestimabili tesori,
ponendo tra sé e il mondo barricate
di meste cianfrusaglie arrugginite.
“Carissimo padre, di recente mi hai domandato perché
mai sostengo di avere paura di te. Come al solito,
non ho saputo risponderti niente.”, Franz Kafka
A passetti di sandali mio padre
separa il suo dal resto, satrapo
circoscrivente il suo attuale impero
precisa con zelo di agrimensore
i confini delle sue pertinenze,
rimuovendo come fossero pugni
di terra grumi di nevrosi e ansie,
spostandoli nel centro del suo regno,
la casa, in forme di agglomerazioni,
gravi cataste, assi, rinfuse
teorie di necessarie cose, ottuse
damigiane, involte recinzioni
cigolanti, guasti televisori
assiepati lungo incompiuti muri
intasanti volumetrie di stipi,
viranti pareti già decrepite.
Collezionista di solitudini
in corti calzoni di gabardine,
sorveglia per obliqui sguardi duri
i propri inestimabili tesori,
ponendo tra sé e il mondo barricate
di meste cianfrusaglie arrugginite.
Dai cardi (piante tipiche delle zone centromeridionali del mediterraneo, dove si ritrovano nelle zone incolte, nei prati, tra le macerie):
Dalle mie parti
Dalle mie parti
cristi pantocratori
di gesso bianchi
grandezza naturale
stampati tutti uguali
a braccia larghe
venduti da abusivi
tra paccottiglia
sotto un cavalcavia
scosso da mulinelli
di immondizie
tra due teorie di incroci
mestizie lerce
di lampeggianti ocra
e macchine in disgrazia
benedicono
dal sommo di case mostruose
tra cumuli di rifiuti
i miei nipoti obesi
che vanno a fare kung-fu
come visto in TV.
A coppie, arrese
parvenze di ladroni
dallo Sri Lanka
o dal Burkina Fasu
fazzoletti di carta
mi depongono
avvolti con la plastica
tra specchio e parabrezza
sorridenti, mentre spengo
l’autoradio, e il traffico avanza.
Dalle mie parti
Dalle mie parti
cristi pantocratori
di gesso bianchi
grandezza naturale
stampati tutti uguali
a braccia larghe
venduti da abusivi
tra paccottiglia
sotto un cavalcavia
scosso da mulinelli
di immondizie
tra due teorie di incroci
mestizie lerce
di lampeggianti ocra
e macchine in disgrazia
benedicono
dal sommo di case mostruose
tra cumuli di rifiuti
i miei nipoti obesi
che vanno a fare kung-fu
come visto in TV.
A coppie, arrese
parvenze di ladroni
dallo Sri Lanka
o dal Burkina Fasu
fazzoletti di carta
mi depongono
avvolti con la plastica
tra specchio e parabrezza
sorridenti, mentre spengo
l’autoradio, e il traffico avanza.
Dalle veroniche (piante dal sapore amaro che venivano utilizzate nel trattamento dello scorbuto e come purificante del sangue. Comuni nei prati aridi, negli incolti e ambienti ruderali):
Smarriti
Di mani vuoti,
reggono con i palmi
di lana irrigiditi
neri cieli d’inverno,
salutando timidi
dalle ringhiere
e dalle rastrelliere
delle bici.
Crocifisse anchilosi,
i guanti smarriti.
Smarriti
Di mani vuoti,
reggono con i palmi
di lana irrigiditi
neri cieli d’inverno,
salutando timidi
dalle ringhiere
e dalle rastrelliere
delle bici.
Crocifisse anchilosi,
i guanti smarriti.
Dalle gramigne (E i servi gli dissero: “Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?” “No – rispose - perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura”):
Cristografando
Vederci chiaro
con l´Illuminatore
da parabola.
Cristografando
Vederci chiaro
con l´Illuminatore
da parabola.
Dagli amaranti (dal greco ‘amarantos’, che significa “che non appassisce”):
Malerbe
Dietro remoti anditi celati
meglio se nelle vicinanze a latere
di una stazione o di un cantiere
tra miniature di vallate, dedali
di spaccato asfalto, sopra cumuli
timidamente ingrigiti dal sole
di sassi, anche a somme latitudini
tentano provvisorie malerbe
di radicare sparute sementi
nei nostri azzimi fine settimana;
ma sono ancora filanti rette
dirittissime strade perfette
e aiuole e palazzi geometrici
e ancora ospizi uffici ospedali
prati su cui a intervalli regolari
qualcuno asperge antiparassitari.
Malerbe
Dietro remoti anditi celati
meglio se nelle vicinanze a latere
di una stazione o di un cantiere
tra miniature di vallate, dedali
di spaccato asfalto, sopra cumuli
timidamente ingrigiti dal sole
di sassi, anche a somme latitudini
tentano provvisorie malerbe
di radicare sparute sementi
nei nostri azzimi fine settimana;
ma sono ancora filanti rette
dirittissime strade perfette
e aiuole e palazzi geometrici
e ancora ospizi uffici ospedali
prati su cui a intervalli regolari
qualcuno asperge antiparassitari.